IL SÉ IN ANALISI BIOENERGETICA (AB)

 

IL SÉ IN PSICOLOGIA

Il sé o Sé in ambito psicologico e psicoanalitico è un termine usato per indicare – con significati diversi e prospettive spesso contrastanti – il nucleo centrale dell'identità personale per enfatizzarne in alcuni casi il valore della realtà oggettiva e impersonale ed in altri quello della realtà soggettiva ed esperienziale.

Ereditato dalla psicologia filosofica per definire l'alterità dell'anima rispetto al corpo, è poi entrato nella psicologia contemporanea come oggetto di interesse puramente descrittivo attraverso diverse argomentazioni, come in James per cui rappresenterebbe il nucleo permanente nei molteplici cambiamenti somatici e psichici, soggettivi e comportamentali che caratterizzano l'esistenza individuale.

Quello di Sé è un concetto comunque ambiguo: se l'inglese self indicherebbe in modo generico e colloquiale l'esser coscienti della propria dimensione interiore, il tedesco Selbst allude invece ad un'essenza comunque interiore.

Usato raramente ed in modo generico in Freud, il concetto di Sé è poi progressivamente entrato nel vocabolario teorico e clinico della psicoanalisi.

Implicato nelle controversie sul narcisismo e nei processi di costruzione dell'identità personale e della soggettività, il Sé sembrerebbe rinviare per un verso ad un principio "strutturale" della globalità dell'organizzazione psichica e per l'altro ad un significato esclusivamente "esperienziale" connesso alle vicissitudini esistenziali dell'individuo. Il versante strutturale concepisce il Sé come un'istanza coesiva, armonizzante, spontanea e naturale che coincide, seppur solo potenzialmente, con l'autocoscienza; tal assunto concerne la psicoanalisi americana in cui sono confluiti la scuola neo-freudiana di E. Fromm, K. Horney e A. S. Sullivan, la psicologia umanistica di A. Maslow, G. Allport e C. Rogers, fin ad H. Kohut. L'altro versante intende invece il Sé non come una realtà oggettiva ma come un'esperienza soggettiva; tal significato si connette all'uso pragmatico teorizzato in Locke e James e maggiormente presente in altri autori come M. Balint, E. Jacobson, D. W. Winnicott e O. Kernberg dove il Sé concerne solo l'esperienza del soggetto in rapporto alla propria vita vissuta e alla propria interiorità.

Ad un diverso contesto appartiene invece l'archetipo del Sé della psicologia analitica di Jung per cui il Sé è come uno spazio nel quale si armonizzano le componenti consce e inconsce, personali e transpersonali1.

 

ARTICOLAZIONI DEL SÉ IN PSICOLOGIA

Il sé o Sé in ambito psicologico è stato dunque variamente inteso; per William James (1890) è la somma di tutto ciò che l'individuo può considerare come proprio e concerne due componenti, cioè il Sé empirico o Me e il Sé puro o Io (profondo principio dell'unità personale)2, dove l'Io è l'agente o colui che pensa e riflette, e il Me è l'oggetto di tal riflessione; ulteriori Me3 sono il Sé materiale, costituito dal nostro corpo e dalle cose che ci appartengono, il Sé sociale, riguardante le immagini di noi che gli altri ci trasmettono4, e il Sé spirituale o Me consapevole, cioè quello capace di riflessione5 sulle capacità e disposizioni che riteniamo ci caratterizzino6; dalle premesse di James, George Horton Cooley concepisce un Sé Rispecchiato, per cui l'immagine di sé discende, oltre che dalle riflessioni personali sulle proprie caratteristiche, pure dalle percezioni degli altri7 come fossero altrettanti specchi attraverso cui poter conoscere quell'immagine8; analogamente per George Herbert Mead (1934) lo sviluppo del Sé è influenzato dal rapporto e dall'interazione con gli altri; diversamente da Cooley per cui qualunque individuo con cui si interagisce contribuisce al modo con cui ci vediamo e rappresentiamo, per Mead solo alcuni individui significativi avrebbero invece quest'influsso, non però per tutto l'arco di vita ma solo in alcune specifiche fasi evolutive dette: "preparatory stage", fase iniziale dove il bambino interagisce con l'adulto principalmente attraverso l'imitazione; "play stage", fase seguente dove il bambino inizia invece a comunicare con l'altro anziché che imitarlo, prestando perciò pure attenzione verso comportamenti e pensieri degli altri significativi; "game stage", fase finale dove l'attenzione all'altro significativo diviene maggiore fin per diventare attenzione ai comportamenti ed opinioni della società in generale, ciò che per Mead è l'altro generalizzato, per cui le proprie azioni oltre dalle credenze personali sono pure influenzate dai principi più vagamente sociali e dalle aspettative dal mondo esterno, determinando che l'individuo può assumere più ruoli i quali possono essere integrati in un'unica struttura; tal processo conduce infine allo sviluppo di due aspetti distinti del Sé, cioè il Me e l'Io, dove il Me è rappresentativo del Sé sociale (come cioè pensiamo di esser percepiti dall'altro generalizzato) e l'Io è la percezione di Sé basata sul Me; il Sé finale è dunque il bilanciamento dell'Io col Me, cioè integrazione e sintesi di come veniamo percepiti dagli altri e di come ci vediamo rispetto alle opinioni sociali su di noi9.

 

In Freud <L'io deriva fondamentalmente da sensazioni corporee, principalmente da quelle che emergono dalla superficie del corpo. Può essere, perciò, considerato come una proiezione mentale della superficie del corpo, rappresentando, per di più, come abbiamo visto sopra, le superfici dell'apparato mentale.>10.

 

IL SÉ PER LOWEN

Alexander Lowen, fondatore dell'AB, pose fin dall'inizio del suo lavoro il sé corporeo al centro del processo terapeutico privilegiandone l'aspetto processuale e relazionale11.

 

Per Lowen, il sé è sempre un sé corporeo12; vi sarebbe ovvero un sé, cioè un sé corporeo, fintantoché l'immagine corrispondente (al corpo percepito) perviene all'occhio della mente; il senso di tal sé dipende dalla percezione della vita del corpo; perciò il corpo equivale al sé; nell'individuo sano, l'immagine reale del proprio sé dev'essere pertanto un'immagine corporea o di un sé incorporato; ciò non avviene quando il corpo è invece considerato come uno strumento della mente o della volontà, quando cioè l'attività del corpo è basata su immagini anziché su emozioni o quando il proprio comportamento non è motivato dai sentimenti13.

 

SÉ ED IO

Per Lowen il neonato nascerebbe con un sé quale fenomeno biologico o non psicologico; l'io14 sarebbe invece un organizzazione mentale che si svilupperebbe poi insieme al bambino; col definirsi dell'io si formano senso e coscienza del proprio sé, cioè attraverso consapevolezza, espressione e padronanza di sé15 16, ovvero termini che, comprendendo gli eventi corporei, riguardano consapevolezza, espressione e contenimento dei sentimenti del corpo; il sé può dunque esser definito come facoltà di sentire del corpo; perciò il corpo può esser vissuto solo come un sentimento17; si può dire <Mi sento adirato, triste, affamato, assonnato, etc.> oppure <Sono adirato, triste, affamato, assonnato, etc.>; accentuando l'aspetto del "sentire", l'affermazione è un'espressione del sé; se l'enfasi è sull'io, l'affermazione è di quest'ultimo; si deve evitare di confondere l'io col sé; l'io non è dunque il sé, ma la parte di personalità che lo percepisce; nel dire invero <Mi sento adirato> cioè <Io mi sento adirato> si percepisce se stessi; in tal senso l'io rappresenterebbe la consapevolezza di sé18.

 

SENTIMENTI QUALI EVENTI DEL SÉ

Un sentimento è ciò che accade nel corpo; non dipende dall'io; l'io non può produrne, può solo controllarli; affinché gli eventi corporei possano esser percepiti devono raggiungere le superfici di corpo e mente, dov'è la coscienza19; detto altrimenti, vi è coscienza o consapevolezza dell'io quando di un evento dentro o fuori l'organismo vi è l'impatto sulla superficie del corpo e su quella del cervello la percezione o il riconoscimento di quell'impatto; è come un apparecchio (l'organismo) che emette il segnale di un evento che lo coinvolge, il quale viene poi ricevuto da un'antenna tv (la superficie del corpo) che lo trasmette in seguito al relativo schermo tv (il cervello) che infine, nel percepirlo, lo elabora in un'immagine; la percezione, quale funzione dell'io, è invero situata sulla superficie del cervello20; l'esattezza della percezione dipende da quanto l'io è connesso al sé cui è parte; è perciò possibile esperire il proprio corpo direttamente, ovvero sentendolo, o indirettamente, avendone cioè un'immagine; nell'individuo sano, quello cosciente dell'uno e dell'altro contatto, le due esperienze coincidono21.

 

IO VS CORPO/SÉ = NARCISISMO

L'esclusione dell'io dal corpo e dal sé divide la coscienza dalla sua base viva, come nel narcisismo; anziché operare come un tutto integrato, la personalità è come spaccata in due parti: una attiva, l' "io" che osserva e con cui l'individuo si identifica, ed una passiva, l'oggetto osservato, cioè il corpo22.

 

FUNZIONI INVOLONTARIE DEL SÉ

Il sé è essenzialmente costituito dal corpo e dalle sue funzioni, molte delle quali operano sotto al livello di coscienza, un po' come l'inconscio è il sommerso di un iceberg; funzioni involontarie – come la circolazione, la digestione o la respirazione – hanno un profondo effetto sulla coscienza perché determinano la condizione dell'organismo; in base al funzionamento del corpo, ci si può sentire bene o male, allegri o scoraggiati, vivi e vitali o depressi, sessualmente eccitati o impotenti; quel che proviamo dipende da ciò che accade nel corpo; la volontà, o io, è incapace di creare sentimenti o sensazioni: può solo cercare di controllarli; non si può invero decidere di aver reazioni sessuali o desideri o di provare amore o determinate emozioni – pur potendolo "pensare"; le immagini possono metter a fuoco tali sentimenti nella coscienza, purché siano presenti nel corpo; affinché gli eventi corporei possano esser percepiti come sensazioni e sentimenti, ognuno di essi deve raggiungere la superficie del corpo nonché quella della mente, cioè dov'è la coscienza23.

 

<Il sé è funzione della vitalità del corpo; non è soggetto a nessun controllo cosciente.>24.

 

<Il sé è [pure] come una montagna avvolta da nubi alla base, di cui solo la cima visibile ci rammenta l'esistenza. In modo analogo il sé conscio è la cima di una struttura psicologica che ha la base nel corpo e nelle sue sensazioni.>25.

 

<La bioenergetica, come altre terapie, mira a conseguire un miglior senso di sé, cioè ad essere persone più complete. Il sé, tuttavia, non è una qualità astratta; è, piuttosto, la totalità del proprio funzionamento. Il sé non può essere separato dalla espressione di se stessi, giacché è nelle nostre attività espressive che lo percepiamo. Cionondimeno […] non è necessario sforzarsi consapevolmente di esprimere il sé. La maggiore e più importante parte della espressione del sé è inconscia. Una certa grazia nelle maniere, la lucentezza negli occhi, il tono nella voce, un senso generale di vitalità e di vibrazione esprimono ciò che siamo più di quanto possano farlo parole e azioni. Tuttavia, non sono queste qualità che si possono coltivare deliberatamente. Sono manifestazioni di salute emotiva e fisica.>26.

 

SÉ = IDENTITÀ, IO-SÉ = DUPLICE IDENTITÀ

Il rapporto io-sé è complesso; senza un io non ci può esser un senso del sé; se però non c'è un sé, il senso della propria identità finisce per esser legato all' "io"; l'integrazione io-sé, derivante in parte dall'identificazione con l'io ed in parte dall'identificazione col corpo e ciò che sente, è rappresentativo di una duplice identità27.

 

ACCETTAZIONE E CONDIVISIONE DEL SÉ

L'integrazione dell'io col corpo, presente nell'individuo sano, assente nell'altro, presuppone l'accettazione di sé, pure definibile come accoglimento ed identificazione col proprio corpo e le sensazioni di quel corpo, ciò che ovvero è manchevole nel narcisismo; nel narcisismo il senso di di sé è dunque perso e perciò neppure condivisibile; chi possiede invece un senso di sé può condividerlo con l'altro, come nel rapporto sessuale quando si esprime condivisione dell'amore per sé e per l'altro28; per condividere il proprio senso di sé, l'altro dunque è necessario29.

 

INTEGRAZIONE SÉ-IMMAGINE

Nell'individuo sano le due identità sono congruenti in quanto l'immagine di sé è conforme al corpo; è come un guanto conforme alla mano del proprietario; se invece non c'è congruenza fra sé ed immagine di sé, la personalità è disturbata; più c'è incongruenza, maggiore è la gravità del disturbo; il massimo divario è rintracciabile nella schizofrenia dove l'immagine di sé non ha quasi alcun rapporto col reale30.

 

Il sé è nasce con l'individuo; può però perderne il senso rivoltandocisi contro, se cioè investe le sue energie (la libido di Freud) nell'io o in un'immagine non conforme al proprio sé31; esperiamo il mondo solo col corpo; se però ne neghiamo i sentimenti tronchiamo il rapporto emotivo col mondo32; il sé viene in tal modo soppiantato con un'immagine fallace del proprio sé, pur di procurarsi una qualche identità33.

 

ARTICOLAZIONI RECENTI SUL SÉ IN AB

Per Guy Tonella, il sé può esser inteso come un insieme di cinque funzioni, cioè energetica, sensoriale, motoria, emozionale e di rappresentazione34; laddove il soma origina e informa il Sé corporeo che a sua volta trasforma il primo, il rapporto fra soma e Sé corporeo potrebbe persino partire nel periodo prenatale35; legami successivi con l'ambiente umano, come la regolazione del sonno del lattante sottomesso al temperamento o alle regole parentali, soggettivizzano il soma trasformandolo nel "Sé corporeo", terreno di coltura della coscienza soggettiva, dell'intenzionalità e della significazione36.

 

Per Cinotti e Zaccagnini, attraverso l'integrazione di sé corporeo e processi dell'io si realizzerebbe il grounding, cioè il radicamento nel reale interno ed esterno nonché l'integrazione di queste due dimensioni37.

 

Concludendo, il sé corporeo, o sé, comprenderebbe l'intero individuo e perciò l'esser in grado di sentirsi, percepirsi, esprimersi e possedersi; rispetto queste funzioni, la mente sarebbe solo una parte dell'intero individuo; comprenderebbe poi la propria corporeità38, ovvero solo ciò che può rimandargli un senso del proprio sé.

 

RIFERIMENTI

 

Barone P. (1981). Sé. In G. Vattimo, M. Ferraris e D. Marconi (a cura di), 

Enciclopedia Garzanti di Filosofia (p. 1039). Garzanti, Milano.


Berti A. E. e Bombi A. S. (2005). Corso di psicologia dello sviluppo. Dalla nascita all'adolescenza. Il Mulino, Bologna.

 

Cinotti N. e Zaccagnini C. (2010). Premessa. In Analisi bioenergetica in dialogo. Raccolta di scritti (11-12). FrancoAngeli, Milano.

 

Clauer J. (2011). Introduction to The self in relation to others. In (a cura di) V. Heinrich-Clauer (2011), Handbook bioenergetic analysis. Psychosozial-Verlag, Giessen (trad. it. Introduzione a Sé e relazionalità. In Manuale di analisi bioenergetica (pp. 57-61). FrancoAngeli, Milano, 2013).

 

Cozzi A. (2018). Il Sé e lo sviluppo del Sé. Una panoramica storica sulle principali teorie. State of Mind, in: https://www.stateofmind.it/2018/09/concetto-di-se-psicologia/ (consultato il 28/4/21).

 

Gulotta G. (2008). La vita quotidiana come laboratorio di psicologia sociale. Giuffrè, Roma.

 

Lowen A. (1967). The Betrayal of the body. Macmillan, New York (trad. it. Il tradimento del corpoAstrolabio, Roma, 1982, rist. 1997).

 

Lowen, A. (1975). Bioenergetics. Coward, McCarin & Geoghegan, New York (trad. it. BioenergeticaFeltrinelli, Milano, 1983).


Lowen A. e Lowen L. (1977). The way to the vibrant health. A manual of bioenergetic exercisesHarper & Row, New York (trad. it. Espansione e integrazione del corpo in bioenergetica. Astrolabio, Roma, 1979).

    

Lowen A. (1983). Narcisism. Denial of true self. Macmillian Publishing Company, New York (trad. it. Il narcisismo. L'identita rinnegata. Feltrinelli, Milano, 1985, 10^ ed. 2007).

 

Muto E. (2017-2018). Emozioni senza parole: l'alessitimia e la prospettiva bioenergetica. Corpo e identità, 2/2017 – 1/2018 (pp. 21-36), in: https://www.siab-online.it/media/105835/corpo-identit%C3%A0-2-2017-1-2018.pdf (consultato il 28/04/21).

 

1. cfr. Barone, 1981, 1039.

2. cfr. Gulotta, 2008, 261-262.

3. cfr. Cozzi, 2018.

4. cfr. Berti e Bombi, 2005, 94.

5. cfr. Cozzi, 2018.

6. cfr. Berti e Bombi, 2005, 94.

7. cfr. Cozzi, 2018.

8. cfr. Berti e Bombi, 2005, 94.

9. cfr. Cozzi, 2018.

10. Freud, Studienausgabe, Bd, III, S. 294, cit. in Clauer, 2011/2013, 57.

11. cfr. Cinotti e Zaccagnini, 2010, 11.

12. cfr. Clauer, 2011/2013, 57.

13. cfr. Lowen, 1983/1985, 18.

14. L'io è il mediatore fra mondo interno e quello esterno cui ogni organismo deve conformarsi (cfr. Lowen, 1975/1983, 123).

15. Consapevolezza, espressione e padronanza di se sono forze funzionanti sia a livello cosciente che inconscio (Lowen, 1975/1983,. 100); concernono rispettivamente consapevolezza, espressione e (cfr. Lowen, 1983/1985, 35) contenimento/sopportazione dei sentimenti (cfr. Lowen, 1983/1985, 61); servono per conquistare l'individualità, cioè lo scopo dell'analisi bioenergetica; consapevolezza di sé vuol dire essere in pieno contatto col corpo e, perciò, con le motivazioni inconsce del proprio comportamento; espressione di sé è la capacità di sentire ed esprimere sentimenti ed emozioni; padronanza di sé è invece il controllo cosciente dell'espressione di sentimenti ed emozioni; ogni tensione muscolare blocca le tre funzioni (cfr. Lowen, 1983/1985, 101).

16. Lowen parla di "individualità" – consapevolezza di Sé, espressione di Sé e possesso di Sé come fondamenti del suo approccio mentre in psicoanalisi il Sé (esperienza di Sé ed autoregolazione degli stati d'animo) viene posto al centro dell'attenzione grazie a Winnicott (1965) e specialmente a Kohut (1971). Nella psicoanalisi classica il Se ed i concetti legati al Sé come la dissociazione hanno avuto un destino simile a quello del corpo: sono stati lasciati fuori. […] Reich, e dopo di lui Lowen, corressero questo grave errore. La psicanalisi cominciò a ripensare al corpo solo dopo esservi stata forzata dalle ricerche neurobiologiche e dell'infant research.> (Clauer, 2007/2013, 57-58).

17. cfr. Lowen, 1983/1985, 35.

18. cfr. Lowen, 1983/1985, 35.

19. cfr. Lowen, 1983/1985, 35-36.

20. cfr. Lowen, 1983/1985, 152.

21. cfr. Lowen, 1983/1985, 36.

22. cfr. Lowen, 1983/1985, 35.

23. cfr. Lowen, 1983/1985, 36.

24. Lowen, 1983/1985, 70.

25. Lowen, 1967/1992, 256.

26. Lowen e Lowen, 1977/1979, 48.

27. cfr. Lowen, 1983/1985, 37.

28. cfr. Lowen, 1983/1985, 36.

29. cfr. Lowen, 1983/1985, 37.

30. cfr. Lowen, 1983/1985, 37.

31. cfr. Lowen, 1983/1985, 36-37.

32. cfr. Lowen, 1983/1985, 38.

33. cfr. Lowen, 1983/1985, 179.

34. cfr. Tonella, 2013, 69.

35. cfr. Tonella, 2013, 68.

36. cfr. Tonella, 2013, 67.

37. cfr. Cinotti e Zaccagnini, 2010, cit. in Muto, 2017-2018, 32.

38. Corporeità, dal latino medievale corporeitas, derivato di corporeus, cioè "corporeo", indica l'avere o l'essere corpo; per Merleau-Ponty concerne l'esser in grado di esperire il proprio corpo contemporaneamente come soggetto e oggetto, con un'irriducibile ambiguità, come una vera struttura dialettica che è il nostro trascorrere, la nostra storia (cfr. https://www.treccani.it/enciclopedia/corporeita_%28Universo-del-Corpo%29/).